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Greta Thunberg

Ha riflettuto a lungo. Ha preso la sua decisione. Decisa, dura, impellente, irrevocabile. Un bel venerdì mattina, in pieno agosto, non si è recata a scuola e si è seduta sui gradini di una scala, proprio davanti al palazzo del Parlamento. Vi è rimasta fino a sera. Ha continuato allo stesso modo per tutti i venerdì seguenti e presto non si è sentita più sola: prima pochi, poi qualcuno si è seduto con lei, poi ancora di più, di più.

Si chiama Greta Thunberg. Ha sedici anni. E’ una ragazza svedese, di Stoccolma, che ha ben impresso nella mente la priorità: il mondo sta morendo e dobbiamo, dobbiamo, dobbiamo iniziare a salvarlo per poter avere un futuro. Non c’è più tempo e occorre intervenire con decisione e fermezza: è la sola priorità. Dove perfino Al Gore non era riuscito, lei ha iniziato a vincere. “Non esiste un pianeta B”, “Marcia ora o nuoterai dopo”,”Farò i miei compiti quando voi farete i vostri”.

Ecco, quest’ultima frase mi ha colpito e ho dovuto fermarmi a riflettere. Poi, in un’altra piazza, un’altra città, un’altra nazione, altre parole, dirette, pesanti: “Colpa degli adulti se il clima è impazzito. Di loro non ci fidiamo più!”. Questa volta parla Miriam Martinelli, una sedicenne bruna con un sorriso luminoso e due grandi occhialoni che non riescono a nascondere due occhi vivaci. Al “Fridays for future” di Milano: poche parole di uno slogan diretto, preciso, sincero, sentito. Si, perché dagli scalini dove sedeva Greta la voce si è diffusa, sui social, nel passa parola, come il vento: ora sono migliaia, da Bruxelles a Sydney e continuano a crescere di numero, di idea precisa, di solidarietà. “Voglio che siate terrorizzati!” esclama quasi in un grido di rabbia. L’iniziativa del venerdì per l’ambiente ha visto un successo non indifferente anche nella vecchia Inghilterra e, puntuale, la signora Theresa May, forse troppo presa da un’uscita dall’Europa che si sta rivelando disastrosa per l’isola britannica, se n’è uscita con ” Studiate piuttosto”. Le hanno risposto duecento scienziati con una lettera sul “Guardian”: considerare una perdita di tempo e di studio l’iniziativa dei venerdì per l’ambiente è cosa assolutamente riduttiva.

Così, venerdì 15 marzo, è l’appuntamento per dire basta, invertiamo una tendenza, interveniamo decisi prima che sia troppo tardi. Un ragazzo, a Milano: “Dobbiamo fare qualcosa di serio e di concordato per poter avere un futuro, un domani. Ora possiamo scegliere se continuare a sporcare il mondo fino a ridurlo una terra arida e spenta, inquinata, dove un ristretto gruppo di persone, pochissime persone, vivranno in condizioni di benessere attorniate da torme di disperati che si troveranno a vivere in condizioni impossibili. Cosa desideriamo veramente?”. La risposta spetta a noi. A tutti noi.

Venerdì 15 marzo i ragazzi di Milano e non solo, saranno in piazza per contarsi. Sarà opportuno che anche noi ci si vada, per contarci.

(Mauro Magnani)

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